Ci fanno credere che siano indispensabili, invece i prodotti anticalcare servono a poco, inquinano e sono tossici. Meglio usarli una tantum o ancora meglio soluzioni alternative.
Lo slogan famoso, di quei tecnici in tuta blu, che la “lavatrice vive di pù” è sicuramente divenuto un jingle presente nella memoria di tutti.
In realtà sotto una certa durezza dell’acqua e lavando a basse temperature (di uso sempre più comune, ovvero 30-40°) l’additivo, usato quotidianamente, non serve, meglio a quel punto un decalcificante saltuariamente.
Gli anticalcare vengono usati insieme al comune detersivo e servono per sospendere le particelle di calcare presenti nell’acqua, affinché non si attacchino ai vestiti o parti metalliche, come la famosa resistenza.
Come test di Altroconsumo hanno dimostrato anni fa, se le condizioni di lavaggio non sono estreme ( le peggiori condizioni: acqua molto dura, detersivo in polvere, temperature di lavaggio elevate) ma si usano temperature basse, detersivi liquidi, e l’acqua non è molto dura, l’utilizzo degli anticalcare è sopravvalutato, anzi il loro impatto sull’ambiente è alto, oltre al fatto che va ad incidere negativamente, inutilmente, sul budget familiare (risparmio dai 120 ai 150 euro).
Cosa devi sapere sul calcare
Il calcare della lavatrice si forma soprattutto in presenza di tre condizioni:
1) acqua dura (oltre i 30 gradi francesi)
2) temperature di lavaggio elevate (sopra i 60, una volta si lavava anche a 90°)
3) uso di detersivi in polvere.
Condizioni che sono sempre più rare e saltuarie, perchè i detersivi più usati sono quelli liquidi e le temperature sono state portate ad una media di 40°.
Quindi a queste condizioni, l’uso dell’additivo è del tutto superfluo, oltre al fatto che i detersivi liquidi contengono già una parte di anticalcare, oltremodo sufficiente per la prevenzione ordinarie delle incrostazioni.
Consigli
L’uso di un anticalcare è consigliabile solo se usi sempre detersivi in polvere e la temperatura di lavaggio abituale è dai 60° in su. In questo caso scegli un prodotto in pastiglie e non in gel: le pastiglie, nel paradosso, sono meno inquinanti.
Se l’acqua è medio dura e almeno una volta alla settimana fai un lavaggio con detersivo in polvere a 60°, basta usare un decalcificante una/due volte l’anno o periodicamente (non baitualmente) soluzioni più naturali
A suo tempo Altroconsumo, nel test sull’efficacia degli anticalcare, si espresse indicando come peggior scelta il Dexal dell’Eurospin. Sicuramente il più conveniente, ma assolutamente non efficace sulle serpentine e ad altissimo impatto ambientale, seguito dal W5 della LIDL, dal Bicarbonato di sodio (dopo spieghiamo in effetti perchè questo mito va sfatato) e il No Cal Chante Claire.
Fra i miglior acquisti quello della Coop e del Carrefour, Calgon ed Auchan.
Tra i decalcificanti il peggiore in assoluto quello della Sole cura lavatrice, il migliore era risultato Bosch Siemens decalcificante rapido.
Bicarbonato o Soda Solvay
Non sono ne ammorbidenti ne anticalcare.
Quando l’acqua nella lavatrice viene riscaldata si forma carbonato di calcio (calcare) che, essendo insolubile, si deposita all’interno della lavatrice stessa formando incrostazioni di calcare. Dicono che aggiungendo bicarbonato di sodio non si forma calcare: aggiungendo bicarbonato è vero che una parte del calcio e del magnesio si “sposta” verso quest’ultimo, si forma bicarbonato di calcio, più solubile del carbonato di calcio, ma il carbonato rimane eccome, quindi il problema non si risolve. Quello che è vero è che il bicarbonato ha un’azione addolcente sull’acqua che rende i tensioattivi più aggressivi (il detersivo agisce meglio). I tensioattivi sono indispensabili per sgrassare a fondo.
Se laviamo con acqua calda, la temperatura degrada il bicarbonato trasformandolo in carbonato di sodio (soda solvay) e quindi il problema semmai viene accentuato invece che risolto: 2 NaHCO3 –> Na2CO3 + H2O + CO2. La alte temperature sono anche il metodo per eliminare la durezza temporanea dell’acqua, dovuta ai bicarbonati di Ca e Mg: Ca(HCO3)2 –> CaCO3 + CO2 + H2O, ma sempre calcare precipita (se la temperatura aumenta la reazione si sposta a dx)!La SODA SOLVAY (carbonato di sodio, solubilità 220 g/l) non ha una azione anticalcare diretta ma indiretta e fa ancora peggio: scambio il sodio con il calcio e diventa calcare vero e proprio che precipita sulla lavatrice e sugli indumenti.
Il bicarbonato lo potete usare nel pre ammollo, per la detersione della casa, per creare il vostro sgrassatore, per pulire il forno…ma non è idoneo per la lavatrice.
Aceto come disincrostante
Qui le strade si dividono. L’aceto ha di per se una forza disincrostante, anche se debole, ma d’altro canto è anche un acido.
Quindi è importante il compromesso. L’uso costante dell’aceto (poichè aiuta decisamente le incrostazioni di minerali nelle fibre quando l’acqua è dura) non fa bene alle guarnizioni in gomma (idem per la lavastoviglie) e parti metalliche, ma usato saltuariamente, come lo stesso Altroconsumo ha dimostrato nei suoi test, può essere moderatamente efficace e buono il suo impatto ambientale (ultimo punto discutibile come vedremo).
Consigliabile è fare un lavaggio a ciclo vuoto a 90° ogni due tre mesi, con solo due litri di aceto bianco.
Come disincrostante è utilissimo invece per le pulizie dei sanitari, rubinetti, docce, bicchieri, posate..
L’acido citrico il vero disincrostante
Eccolo il vero prodotto naturale utile come disincrostante.
Può sostituire egregiamente ed efficacemente alcuni prodotti tradizionali, che spesso contengono sostanze inquinanti per l’ambiente e anche pericolose per gli esseri umani come: SCIOGLICALCARE, BRILLANTANTE, AMMORBIDENTE.
Versando 100 ml di una soluzione di acido citrico al 20% nella vaschetta dell’ammorbidente, questa avrà funzione sia di ammorbidire i capi che di decalcificare l’acqua.
Aceto e Acido citrico
Rispetto all’aceto, l’acido citrico ha inoltre un minor impatto ambientale, infatti l’acido acetico a parità di concentrazione è 53 volte più inquinante del citrico.
Per “neutralizzare” un 1% di acido acetico mi servono 1667 litri di acqua, dopo questa diluizione gli organismi acquatici non avranno nessun problema né di natura acuta né cronica. Se consideriamo adesso l’acido citrico, la quantità di acqua necessaria è pari a 31,3 litri cioè 53 volte meno impattante.
Inoltre il potere corrosivo nei confronti dei metalli dell’acido acetico è superiore rispetto al citrico. Infatti i test ufficiali per stabilire la qualità o meno di un acciaio inox prevedono proprio l’utilizzo di acido acetico.